venerdì 16 maggio 2014

Libertà - primo giorno

A Leila sembrò naturale uscire dalla piccola casa con ancora addosso i vestiti di ieri, i capelli raccolti e pettinati con un pettine da uomo, le ballerine con un cielo che minacciava pioggia. Suonare ai margini delle strade non poteva essere una soluzione. Ma era il primo giorno di libertà e non aveva intenzione di preoccuparsi.
Per prima cosa entrò nel negozio di un parrucchiere per signora. Un posto di infima categoria rispetto alla coiffeuse cui erano abituati i suoi capelli d'oro. 
Chiese un taglio netto. 
Un caschetto cortissimo che sottolineava i suoi occhi profondi. 

Poi andò in spiaggia, si sedette e suonò. Suonò come se non ci fosse un domani. Come se non ci fosse mai stato ieri, come se esistesse solo oggi. Un lunghissimo attimo caduto in un buco nero e reso eterno. Lunghissime note, una a inseguire l'altra come si rincorrono i pensieri nel dormiveglia, come si prendono e riprendono le braccia degli amanti in una notte rubata ai legittimi, come si richiamano l'uno con l'altro due gabbiani nel cielo.

Suonò senza chiedersi per chi, nè perché, nè per quanto.

Solo per il gusto di suonare.
 Quando fu stanca smise.

Alcuni si erano messi a guardarla di lontano. In molti si erano anche avvicinati.

Leila sorrise, scosse la sabbia dai piedi e si alzò.
Con il violino in una mano e le ballerine nell'altra.
Tornò al quartiere. Le piccole vie iniziavano a sembrarle amiche.

La casa aveva la porta aperta, ma dentro non risuonavano voci, nè rumori di bottega. Leila si irrigidì sull'ingresso. C'era confusione là dentro come segni di qualcosa di sinistro.

Leila si guardò intorno, poi corse di sopra, sbiancata, la tazza nel lavello dal mattino aveva certamente assistito a qualcosa. La confusione era ovunque è di Salvo non c'era traccia.
Solo allora si rese conto che lo aveva trascinato nel suo incubo. Forse non era troppo tardi. Forse era riuscito a scappare.

-sei qui.-

La voce alle spalle le gelo il sangue nelle vene.


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